( ottobre 1999)

La festa della vendemmia 1999


Domenica 3 ottobre c'è stata una festa un po' particolare che oltre a mirare a una serata di divertimento, ha inteso promuovere un significativo fatto culturale che ci riporta alle radici storiche del nostro paese, al suo antico clima, ai suoi genuini sapori: LA FESTA DELLA VENDEMMIA.

 

 

Ha avuto inizio alle ore 17 con la raccolta dell'uva da un vigneto ricostruito in Piazzetta con molta cura . E' seguita la pigiatura (coi piedi ben lavati in acqua quasi bollente) di due 'saleme' d'uva.

 

Durante tale operazione componenti della locale banda musicale hanno allietato l'atmosfera ed esperti hanno illustrato gli aspetti tecnici, storici ed economici della vitivinicoltura locale.

 

 

 

 

Nella successiva operazione 'spila-lavieglio', l'addetto al compito ha distribuito un assaggio del succo d'uva appena 'spilato' e un 'cuoppolo' di 'vrole' (caldarroste).

 

Successivamente tutti hanno potuto fare un giro per i vari stands. Ogni stand era contraddistinto dall'insegna che indicava il quartiere di provenienza ed ha esposto vari e gustosi prodotti tipici. Il vino locale è stato offerto sfuso e in bottiglia. Quello in bottiglia riportava in etichetta la dicitura: -FESTA DELLA VENDEMMIA 1999 - , il sito della vigna, il nome del proprietario e l'annata 1998.

 

Tra tante feste e sagre che si svolgono un po' dovunque, gran parte delle quali miranti soprattutto al divertimento fine a se stesso o al consumismo, probabilmente questo tipo di festa ha avuto un sapore particolare, una sua bellezza, un suo profondo significato.

Essa ha forse in molti anziani rievocato ricordi e storie personali, perché crediamo che nessun anziano, nella zona, possa dire di non essere mai stato implicato nelle attività legate alla vigna e al vino, moltissimi dei nostri padri hanno lavorato duramente nella vigna per estrarvi il generoso sangue che dà forza al corpo ed allo spirito dell'uomo.

Ai giovani e ai giovanissimi questa festa ha probabilmente contribuito a far conoscere quella realtà storica che fu di questa zona e dei loro avi, che fin da tempi remotissimi piantarono su questo fortunato territorio, disseminato di colli, la pianta dell'uva.

La partecipazione popolare è stata a dir poco massiccia, e non parliamo soltanto dei visitatori, ma anche di quanti in maniera encomiabile, hanno volontariamente e spontaneamente partecipato contribuendo alla buona riuscita della manifestazione, allestendo degli stand molto curati e presentando delle specialità gastronomiche veramente gustose.

Alunni della locale Scuola Elementare hanno dato un ulteriore tocco di colore e di spontaneità partecipando in gran numero con la realizzazione di striscioni e poster e sfilando per l'area della festa accompagnati dalla banda musicale.

La festa è stata seguita da una rete televisiva locale, che ha tra l'altro realizzato un ottimo servizio sulla manifestazione e sulle produzioni vinicole della zona arricchito da interviste a partecipanti, esperti e produttori di vino .

 

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C’era ..... tanta tanta gente che voleva il baccalà, le ‘ngulletelle’ i ‘guanti’, le ‘cicerce’…

ovvero

LA FESTA DELLA VENDEMMIA

SERVIZIO IN ESCLUSIVA DA INVIATI MOLTO SPECIALI

( i bambini delle classi seconda A e B della Scuola Elementare di Casale)

 a cura di Pina Verrengia

 

Con molto piacere presentiamo le osservazioni degli alunni della scuola Elementare che oltre ad essere stati dei simpatici e allegri protagonisti della festa hanno espresso con semplicità e precisione la gioiosa esperienza.

 

Alla festa della vendemmia mi sono divertita tanto abbiamo girato intorno ai grappoli di uva e ho visto come pigiavano l’uva con i piedi. Tutti cantavano mentre tagliavano l’uva.

Io e gli altri bambini con i cartelloni abbiamo sfilato per il paese e siamo stati ripresi dalla telecamera.

E’ stata proprio una bella festa! Spero che la faranno anche l’anno prossimo.

Debora Razzino

 

 Mi hanno fatto un sacco di fotografie, i miei parenti. Sono andata in mezzo alla piazzetta con la maestra che ci ha fatto fare il giro intorno all’uva. La festa è stata bellissima. La pizza era buonissima, e pure il pane era buonissimo. Sono andata a vedere le bancarelle, erano bellissime! Pure quella del pane era bellissima! Certe bancarelle erano grossissime

Luciana Izzo

 

Alla festa della vendemmia mi sono divertita tanto.

Abbiamo fatto il cartellone, ho visto il signore che schiacciava l’uva, noi giravamo intorno ai grappoli d’uva. Mi sono incontrata con i miei genitori e il mio fratellino, mi sono mangiata le castagne e i dolci.

Maddalena Passaretti

 

La festa della vendemmia è stata bella perchè ha mostrato tutti gli oggetti antichi con cui si faceva il vino.

Carmine De Biasio

 

La festa della vendemmia è bella e piena di dolci e di pizze. Alla festa della vendemmia abbiamo fatta la sfilata. Alla festa della vendemmia si vedeva come si prepara il vino.

C’erano le piante d’uva. C’era la musica della banda

Salvatore Trabucco

 

C’era una folla di persone. Noi bambini della scuola elementare abbiamo fatto la sfilata con i cartelloni in mano e abbiamo mangiato le castagne cotte sul fuoco, io mi sono divertita tantissimo, la festa era bellissima, hanno fatto vedere come si faceva la vendemmia, c’era anche la maestra con il suo fidanzato, stavano mangiando la pasta e ceci.

Giovanna Andolfi

 

La vendemmia è bella perchè c’è tanta uva e tanto mosto. Ci sono tante castagne, ci sono tante zucchine buonissime, e c’erano tante persone che mangiavano e bevevano.

Chiara Manganello

 

Alla festa della vendemmia c’erano tanti dolci buonissimi e c’era anche la mia nonna e anche la mia bisnonna e poi c’era anche la zucca e anche molte bancarelle con tante cose sopra e c’era anche la crostata.

C’era anche mio zio che pigiava l’uva con i piedi.

Sara de Cristofaro

 

Ieri abbiamo fatta la festa della vendemmia. C’era molta gente e anche tanti bambini della scuola con tanti cartelloni. C’era anche tanta roba da mangiare e anche tanto vino

Amedeo Iannotta

 

Alla festa della vendemmia c’erano tante persone. Hanno anche portato un albero che hanno messo sopra al ‘Ponte’.

C’era tanto chiasso ma anche tanto divertimento. C’erano tanti bambini con bei cartelloni disegnati molto bene e anche colorati

Monica Verrengia

 

La festa della vendemmia mi è piaciuta troppo.

C’era pure l’uva, io ieri sera alla festa della vendemmia ho bevuto un pochino di vino, era un poco buono.

Pietro Russo

 

c’erano le bancarelle, poi c’erano tanta gente, e hanno anche ‘ciaccata’ l’uva con i piedi. C’era la musica e c’erano i bambini che facevano troppo chiasso.

Nicola Napolitano

 

La festa è stata fino alla mattina, hanno fatto il vino ci stava molta gente con il bicchiere in mano. La gente si beveva tanto vino.....

Alla festa della vendemmia hanno tagliato l’uva per fare il vino...

Anna Anfora

 

Il vino era tanto buono. Si mangiava molto bene

La vendemmia è una cosa molto bella perchè si pesta l’uva con i piedi e si beve il vino, si comprano i bicchieri e ci sono molte bancarelle

Alessandro Turco

 

E’ bella la festa della vendemmia con tanta uva e con i contadini e le contadine e poi tante persone e tanti bambini. Mentre le contadine cantavano noi abbiamo fatto la sfilata con la banda che suonava

Antonietta Giacca

 

Alla festa della vendemmia c’erano molte cose buone, c’era anche del buon vino e c’era anche un bel bicchiere con il fiore e molta allegria

Sergio Maina

 

alla festa della vendemmia c’erano tanti bambini con tanti cartelloni alzati per aria

Vincenzo Fontaniello

 

era molto bella la festa della vendemmia, abbiamo girato intorno, c’era la musica e quando alla fine la musica finiva noi ci fermavamo a sedere sulle scale del portone.

Luigi Panettieri

La mia mamma serviva tutta la tanta tanta gente che voleva il baccalà, le ‘ngulletelle’ i ‘guanti’, le ‘cicerce’. Certe persone hanno mangiato cinque piatti e poi andavano a bere il vino prima a un posto e poi più avanti e poi più avanti

Giusi Senese

 

Io mi sono divertita a giocare sotto quelle piante di uva poi io e le mie amiche siamo andate a fare la passeggiata,ci siamo mangiate la pizza

Roberta Piscitiello

 

L’uva è buona. Alla festa della vendemmia si mangiava e si beveva.

Alfonso Belgiglio

 

La cosa che mi è piaciuta di più è che la sera ho mangiato i fagioli e la verdura

A casa abbiamo portato i dolcetti e abbiamo mangiato

Michele Minerva

 

quando ha suonato la musica abbiamo girato intorno a quella pianta di uva

Giuseppina de Cristofaro

 

Mi sono divertita tanto. C’era tanta roba da mangiare. Io mi sono mangiata le castagne

Amelia de Cristofaro

 

Alla festa della vendemmia ho incontrato mia zia e i miei cugini.... ho giocato sotto le piante di uva

Lorenzo Migliozzi

 

Hanno fatto dei dolci buonissimi. C’erano dei bimbi bellissimi e del vino buonissimo e anche delle buonissime pizze e dei pomodori sopra che erano squisiti

Annamaria Gentile

Hanno portato il vino e l’hanno anche fatto

Carmela Izzo

 

 

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 La vendemmia è la festa più bella e più simpatica, ci sono tante bancarelle che vendono tante cose buone e ci sono anche le castagne.

E' pieno di persone che si incontrano, hanno preparato anche i ceci in un pentolone marrone.

Io mi sono divertita, sono restata fino alla fine. Io ho fatto la sfilata con il cartellone tutto disegnato e pieno di colori diversi. Livia e Amelia hanno fatto un cartellone grandissimo.

Le altre persone avevano fatto la vendemmia e l'uva tagliata l'avevano messa nelle bancarelle.

Io e le altre bambine giocavamo ad acchiapparella c'era anche mio cugino Paolo che giocava con me, Livia, Amelia e altre bambine.

Io questa festa non la dimenticherò più.

Luigia Iannotta

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IL VINO FALERNO ED ALTRE COSE

 

 

Notizie storiche

Il Falerno è forse il vino più noto in assoluto, si può considerare il primo DOC dell’enologia mondiale.

Nessun vino gode del privilegio del Falerno nella mitologia, enologica e non. Basti considerare che per secoli il suo nome e quello di Bacco furono intercambiabili, utilizzati tanto per identificare il vino che il Dio pagano.

La favola racconta che il dio Bacco, proprio sulle falde del monte Massico, comparve sotto mentite spoglie ad un vecchio agricoltore di nome Falerno, il quale, nonostante la sua umile condizione, lo accolse offrendogli tutto quanto aveva: latte, miele e frutta. Bacco, commosso, lo premio' trasformando quel latte in vino che Falerno bevve, addormentandosi subito dopo. Fu allora che Bacco trasformo' tutto il declivio del monte Massico in un florido vigneto, dando inizio alla storia piu' bella che mai un vino abbia potuto raccontare.

Il Falerno, infatti, e' il vino cantato ed esaltato indistintamente da tutti i poeti della classicita' romana, mentre gli storici ne annotano continuamente la presenza nei banchetti degli imperatori come nelle provviste che seguivano eserciti e generali nelle grandi imprese espansionistiche dell'antica Roma.

La sua considerazione era allora massima, si usava conservarlo in anfore chiuse da tappi muniti di targhette (pittacium) che ne garantivano l’origine e l’annata.

Con la decadenza dell'Impero Romano, si affievoliscono le testimonianze relative a questo vino, anche se lo si ritrova costantemente citato nei momenti di splendore, magari momentaneo, della storia di Napoli.

La rinascita produttiva di questo vino, comunque, coincide con l'avvento dei Borboni a Napoli e con gli imponenti lavori di bonifica e rilancio di tutta l'agricoltura campana, anche se, inspiegabilmente, ben pochi produttori seppero approfittare commercialmente del grande fascino storico e mitologico del nome Falerno.

Solo i tempi recentissimi si e' sviluppata tra i produttori della zona una sensibilita' maggiore nei confronti di questo bagaglio di immagine, che ha portato prima ad un deciso miglioramento qualitativo del vino, e poi al giusto ottenimento della Doc.

 

Le caratteristiche

Naturalmente affinché un vino possa fregiarsi della D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata) occorre che nella sua produzione vengano osservate alcune regole prescritte dal 'Disciplinare di Produzione', in modo che il prodotto abbia le caratteristiche tipiche che lo contraddistinguono:

Il falerno bianco è un vino dal colore bianco paglierino con riflessi verdognoli odore vinoso gradevole, sapore asciutto, sapido, è ottenuto da uve del solo vitigno falanghina, ha un grado alcolico di 11°, la produzione massima ammessa del vigneto è di 100 quintali di uva per ettaro. #9; Si abbina molto bene con antipasti di mare, pesce al forno o alla griglia, perfetto con spaghetti e vongole in bianco e risotto al nero di seppia.

Il falerno rosso ha un colore rosso rubino intenso tendente al granato con l’invecchiamento, odore caratteristico ed intenso, sapore asciutto, caldo, robusto ed armonico. Si ottiene dai vitigni aglianico (60-80 %), piedirosso (20-40%), primitivo e barbera (max 20%), il grado alcolico è di 12.5°, richiede almeno un anno di invecchiamento, con tre anni diviene 'riserva', la produzione massima ammessa è di 100 quintali di uva per ettaro. Si abbina bene con arrosti, cacciagione, funghi e formaggi piccanti

Il falerno 'primitivo' ha un colore rosso rubino molto intenso, odore caratteristico, intenso e persistente, sapore asciutto leggermente abboccato, caldo, robusto ed armonico. E' ottenuto dai vitigni primitivo (minimo 85%), aglianico con barbera e piedirosso (max 15%), il grado alcolico è di 13°, richiede un anno di invecchiamento, dopo due anni diviene 'riserva', anche in questo caso la produzione massima di uva ammessa è di 100 quintali per ettaro . Si abbina bene con selvaggina, capretto al forno, formaggi di lunga stagionatura

 

Il vino e le nostre terre

In un tempo nemmeno molto lontano nelle nostre zone e nel nostro paese in particolare tutta l’economia agricola si imperniava sulla produzione del vino e questa a sua volta caratterizzava l’intera vita delle nostre comunità. Un flusso commerciale considerevole del prodotto apportava alla popolazione un certo grado di benessere, ovviamente in senso relativo alle ristrettezze economiche dei tempi.

Se d'altra parte si dice che Casale rispetto ai centri vicini vantava un livello culturale e civile superiore, espresso per esempio da un maggior numero di intellettuali, tale fatto è giustificato sicuramente se non esclusivamente da migliori condizioni economiche che permettevano a molte famiglie di far seguire ai giovani degli studi regolari.

Lo stesso primeggiare allora dei casalesi nella vita sociale e politica del comune derivava molto probabilmente dalle nostre relativamente migliori condizioni di vita.

Il fatto stesso che in molti periodi dell'anno erano comuni consistenti flussi di manodopera agricola provenienti dai paesi limitrofi, testimonia il successo di quel sistema di produzione agricola imperniato sul vino oltre che sugli altri prodotti della terra.

Le nostre colline, per condizioni climatiche e pedologiche (terreni fertili di origine vulcanica, asciutti, di idonea giacitura e ben esposti a sud sud-ovest) erano sicuramente vocate alla coltura della vite, e la nostra comunità possiamo dire strettamente legata alla vite e al suo nobile prodotto. Lo stesso sottosuolo, di natura tufacea, che permette la costruzione delle cantine che consentono la migliore conservazione del vino, è un chiaro segno di questa propensione naturale delle nostre terre.

Cosa è successo poi ? Cambiate le esigenze e le abitudini alimentari dei consumatori, come in altre parti d'Italia anche la nostra viticoltura è andata in crisi, in quanto il mercato non era più disponibile ad assorbire grosse quantità di vino. I viticoltori hanno avuto sempre maggiori difficoltà a vendere il prodotto, anche per il semplice motivo che la nostra viticoltura collinare, esercitata su appezzamenti in genere molto piccoli, ha costi di produzione più alti di altre realtà viticole, per cui diveniva sempre meno concorrenziale.

Di fronte a questi problemi l'agricoltura si è andata riconvertendo verso altre produzioni, e c'è stata la corsa alla coltivazione della frutta e del pesco in particolare, purtroppo anche in questo caso senza tener conto che ancora una volta le condizioni naturali (terreni collinari) e strutturali (piccole aziende) ci penalizzavano.

In altri casi, dove i terreni non si prestavano a questa riconversione, terreni in pendio o non irrigabili ad esempio, si è assistito al completo abbandono o alla marginalizzazione di intere aree agricole.

Ed oggi è senz'altro facile notare come i nostri decantati vigneti siano divenuti in realtà ben poca cosa.

Attualmente però anche la frutticoltura attraversa una sensibile crisi di sovrapproduzione e di mercato che è destinata purtroppo ad accentuarsi nel tempo, visto che sono ormai venuti meno i meccanismi di protezione comunitaria e visto che in Italia e nel mondo gli impianti di frutteti sono in continuo aumento. In queste condizioni è intuibile che le prime zone ad essere danneggiate saranno quelle collinari come le nostre perché meno competitive.

Certo non è possibile invertire tendenze economiche mondiali, ma è forse possibile usare l'intelligenza e crearsi degli spazi produttivi diversi (le cosiddette 'nicchie'); sarebbe certo illusorio e sciocco credere di poter tornare al passato e ad un'economia prevalentemente agricola, ma qualche via d'uscita con ricadute economiche positive esiste.

Certamente oggi nessuno può suggerire semplicisticamente di tornare ai vigneti come se nulla fosse successo negli ultimi decenni. Se si intende continuare a produrre lo stesso vino di massa, anonimo anche se buono, ignorando quello che è cambiato nei mercati, coltivare la vite sarà certamente una scelta fallimentare.

Oggi i consumatori sono disposti anche a spendere di più pur di avere un prodotto di qualità riconosciuta e garantita, e questa tendenza è confermata anche dalle statistiche che ci indicano a fronte di una diminuzione del consumo di vino in Italia e in Europa, un aumento del consumo dei vini DOC.

La strada percorribile per uscire da questa situazione critica è quindi quella della qualificazione e tipicizzazione della produzione. Soltanto offrendo al consumatore, che tende ad essere sempre più esigente, un prodotto di qualità adeguatamente valorizzato, sarà possibile vendere ad un prezzo veramente remunerativo.

L'esistenza della DOC per il vino Falerno è certamente un buon punto di partenza tenendo presente che questo vino gode di una immagine che deriva, a differenza di altri DOC, anche da una millenaria tradizione storica (potremmo dire che il lancio pubblicitario risale agli antichi Romani).

Produrre un vino DOC consentirebbe agli operatori agricoli, in proprio o in strutture associative, di giungere anche alla fase di imbottigliamento del prodotto, recuperando quindi ulteriore valore aggiunto e ponendosi in una posizione di maggior forza contrattuale.

 

Le altre cose

Abbiamo parlato del vino, come prodotto principe della nostra terra, ma allargando il discorso anche ai centri vicini, la natura, la storia, il lavoro dell'uomo hanno prodotto e consolidato nel tempo tante altre cose, le ciliegie, i salumi, l'olio, la mozzarella, i formaggi.

La cultura dell'uomo non si esprime solo attraverso l'opera d'arte, il prodotto intellettuale, ma anche attraverso ciò che mangia e il modo di produrlo e affinarlo nel tempo. Anche il vino e la salsiccia sono ricchezze culturali la cui fruizione per fortuna oggi non è preclusa a nessuno.

Cultura è anche rendersi conto che come conserviamo e valorizziamo l'opera d'arte così dobbiamo conservare e valorizzare il nostro ambiente, le nostre radici e i nostri prodotti tipici, figli di quelle radici .

Oggi, come la cultura, anche i gusti e gli alimenti tendono ad essere omologati, spettacoli, divertimenti, letture uguali per tutti e dovunque, hamburger birra e patatine, pop corn e coca-cola dalle Alpi alle Piramidi uguali per tutti e con lo stesso gusto anonimo di plastica riciclata, stesse pesche e stesse mele per tutta Italia. Ma il consumatore, o almeno quello più evoluto, comincia ad esserne stanco e a cercare di nuovo i gusti più genuini, i prodotti del contadino e non quelli dell'industria, i tempi sono maturi per affrontare il discorso della qualità. #9; La produzione dei prodotti agricoli di massa deve essere per forza di cose lasciata ai paesi meno sviluppati, che hanno costi, soprattutto di manodopera, enormemente inferiori, la nostra agricoltura non può reggerne la concorrenza, deve puntare a qualcosa di diverso, al prodotto di qualità.

 

Una riflessione finale

Una civiltà salvaguarda la propria identità culturale e le proprie radici storiche, anche attraverso la salvaguardia e il riproponimento dei propri alimenti, e se il perseguimento di questo obiettivo rende possibile o addirittura passa attraverso l'attivazione di un meccanismo di produzione agricola di qualità, ci rendiamo conto facilmente della necessità di riflettere concretamente su queste cose.

Antonio Cerbarano

 

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